venerdì 5 dicembre 2008

Honda, addio alla F.1

Il team giapponese chiude con i GP: restano senza lavoro 760 persone. Il presidente Fukui: "Tutta colpa della crisi che sta investendo il mercato dell'auto, non resteremo neppure come fornitori di motori" . La Fia: "Urgente ridurre i costi" La crisi mondiale dell'economia si abbatte anche sulla Formula 1. E' ufficiale , la Honda chiude i battenti e le scuderie al via del prossimo campionato saranno solamente 9.
DOLOROSO - I motivi della decisione sono stati spiegati a Tokyo durante una conferenza stampa indetta dal presidente del team giapponese, Takeo Fukui, che non ha nascosto un certo dispiacere: "Il 2008 è stato l'ultimo campionato della Honda in F.1. Questa difficile decisione è stata presa alla luce del difficile momento che sta vivendo il mercato dell'auto su scala mondiale. Dobbiamo proteggere il core business della nostra azienda". A quanto sembra non si tratta neppure di una decisione temporanea. "Avvieremo consultazioni con gli associati di Honda Racing F.1 team e il fornitore di motori Honda Racing Development in relazione al futuro delle due compagnie, che includerà anche offerte di vendita del team. Comunque in questo momento non abbiamo elementi per dire che un giorno torneremo. Non forniremo neppure i motori a qualche altro team. Non ha senso fare le cose a metà: o sei dentro o sei fuori".
NUBI MINACCIOSE - Il ritiro porterà alla Honda un risparmio di circa 420 milioni di euro). "Lo scenario dell'auto a livello globale è peggiorato e rende la ripresa del settore difficile - ha continuato Fukui - Il team resterà in piedi fino a marzo dandosi quindi tre mesi di tempo per trovare un nuovo compratore". Si tratta però di un'ipotesi molto difficile. E ci sarebbero altri due team a caccia di acquirenti. La Casa giapponese ridurrà anche l'organico dei dipendenti che lavorano sulla produzione, tagliando i contratti a termine. Le 760 persone che lavorano tra Tokyo e la Gran Bretagna percepiranno gli stipendi fino a fine anno, poi resteranno senza lavoro.
FIA PREOCCUPATA - Con un comunicato ufficiale di oggi sul proprio sito la Fia scrive che l'annuncio del ritiro da parte della Honda ha confermato la "preoccupazione che il costo di partecipazione al campionato del mondo di Formula 1 è divenuto insostenibile. La crisi economica globale non ha fatto altro che peggiorare una situazione già critica. La Fia pertanto invita la Fota ad impegnarsi per permettere la riduzione dei costi". Sulla stessa lunghezza d'onda il patron della F.1 Bernie Ecclestone: "Il ritiro della Honda deve fungere da campanello d'allarme per tutti. Dobbiamo svegliarci se non vogliamo andare incontro a conseguenze più serie. Bisogna spendere meno, i costi sono insostenibili".
MONTEZEMOLO - "La FOTA si augura che il patrimonio di conoscenze tecnologiche della squadra di Brackley non vada disperso e che possa essere possibile riprendere al più presto la sfida sportiva". Così in una nota diffusa oggi Luca di Montezemolo, presidente della Ferrari e della Fota (Formula One Teams Association), ha commentato la notizia del ritiro della Honda dal Mondiale.

7 commenti:

Unknown ha detto...

Qualche dubbio sulla lucidità dei giapponesi mi era venuto sin da quando avevano annunciato di puntare, alla fine del 2005, sul mio amico Rubens Barrichello per diventare campioni del mondo di Formula Uno: insomma, mi ero detto, questi qui della Honda non debbono essere poi tanto scaltri… Aldilà delle battute, l’addio alla Formula Uno di uno dei più grandi costruttori di automobile del pianeta è una sorta di tsunami. Va in archivio, credo definitivamente, l’idea che il giocattolo dei Gran Premi potesse moltiplicare all’infinito la logica del business, coinvolgendo in prima persona i Big Players delle quattro ruote. In breve: scoccia ammetterlo, ma aveva ragione Max Mosley! Lasciamo perdere le sue esibizioni con la frusta: al capo sadomaso della Fia dobbiamo riconoscere che aveva intuito per tempo i rischi di una esasperazione finanziaria del settore. Tanto, dicevano gli ottimisti, i produttori di automobili non rinunceranno mai alle vetrine delle corse. Beh, era una convinzione taroccata. Fasulla. Avevamo un po’ perso la memoria, ai box: se per decenni Enzo Ferrari era stato praticamente l’unico costruttore vero ad impegnarsi nei Gp, insomma, qualcosa doveva pur significare. Ora è arrivata la Recessione planetaria, una Recessione scritta con la maiuscola. Ci sta che a Tokio facciano quattro conti, valutino le prestazioni in pista di Rubinho (e di Button) e chiudano baracca e burattini. Sono i primi. Non saranno gli ultimi. Mi chiedo, ad esempio, fino a quando un colosso come la Toyota potrà spendere quasi cinquecento (500, esatto) milioni di euro all’anno, per permettere a Glock di perdere diciotto secondi in un giro sulla McLaren di Hamilton (immagino ricordiate il finale di Interlagos, eh…). Tradotto: c’è un limite al delirio dei Paperoni e ovviamente per la F1 nessuno può immaginare interventi di Obama o di Tremonti. Come se ne esce? Non con la scempiaggine del motore uguale per tutti. Se quella fosse la strada, tanto varrebbe liquidare il fascino dei Gran Premi, consegnandolo alla Storia. Ma non sta scritto da nessuno parte che per alimentare le emozioni delle corse si debbano spendere cifre inverosimili. La Formula Uno ha reso multimiliardari tutti i suoi protagonisti, dai piloti agli ingegneri ai manager, negli ultimi dieci anni. Qualcuno ha esagerato, sissignore. Ci si può divertire, con i Gp, anche tagliando qualche lusso.

Anonimo ha detto...

per me il problema è:se investo 500 milioni di euro e il massimo che posso raggiungere è il quarto posto...ma mi conviene continuare per questa strada?
sapendo che ferrari e mclaren sono inaviccinabili sia in pista sia nei poteri decisionali del circus?
sai che non puoi contare ne su mosley ne su ecclestone,perchè sono impegnati più a riempire i loro salvadanai,che al futuro della F1.
mi conviene fare tutto questo?

Unknown ha detto...

Specialmente quando l'evoluzione delle monoposto non hanno alcun filo conduttore con la produzione. La F.1 degli ultimi anni non ha trasferito nulla alle vetture di serie e quindi per i team che non vincono nulla è soltanto un buco mangiamiliardi, che ti restituisce pure un'immagine negativa del marchio. Vedi l'esempio anche della Toyota.

Gli amici di Georges (Brassens) ha detto...

Sei cosi bravi ed intelligenti... WOW...

Anonimo ha detto...

Dumonso, ma tenendo conto il tuo discorso che mi sembra la chiara verità che vediamo oggi, ma con la Red Bull come la mettiamo, c'è veramente dietro il traffico di armi per Obama o la Coca dalla Colombia?
Ma dove li tirano fuori tutti quei soldi se anche le case che le fanno le auto se ne vanno??? ...e che auto, le Honda non sono le Fiat o le Seat!

Anonimo ha detto...

..ops.. ho scritto Obama, volevo dire Osama, ummm però ora che ci penso...

Gli amici di Georges (Brassens) ha detto...

Magari sarebbe meglio non pensarci...