Ce li hanno tolti, tutti, uno per uno, anno per anno, ci hanno costretto a prendere tutti i ricordi e a metterli belli in fila in uno scaffale ammuffito.
Sto parlando di piste e nomi che solo a sentire mettono i brividi e che adesso non ci sono piu', o se esistono ancora sono stati irrimediabilmente mutilati sull’altare di una sicurezza che ha preso ormai il sopravvento sul rischio; quello che era la linfa vitale e il fascino irresistibile di questo sport.
Il Nurburgring ormai e' risaputo, l’hanno stritolato, distrutto, non provando nemmeno a reinventare in qualche modo la pista, d’accordo 24 chilometri non sono proprio pochini, ma non si poteva tenersi qualche pezzo del vecchio circuito?
A Hockenheim hanno fatto la cosa peggiore, ci hanno tolto quei fantastici rettilinei da pelo vero, in mezzo alla foresta, lo hanno ridotto a un parcheggio da supermercato sempre intasato da casalinghe inviperite.
Imola non parliamone, tolto il Tamburello tanto valeva metterci lo sterrato e allora si' che la nuova pista da Rally avrebbe acquistato un senso.
L’Eau Rouge di Spa e' diventata poco piu' di una rampa di garage; prendete una foto di cos’era quella trappola negli anni sessanta; confrontatela con un’immagine di oggi. E allora ci si rende conto su cosa abbia voluto dire veramente correre.
Interlagos non meriterebbe nemmeno di aver conservato il nome: le prima due curve erano da sottosterzo totale, per tutti i giri della gara, la Peralda poi era da pieno e quasi cieca, e in generale c’era da perdere la testa in quel toboga straveloce.
Zandvoort e' sparito dal calendario, fantastico con quei suoi saliscendi e la curva Tarzan che spaccava il cuore a ogni giro; Zeltweg anche, e i sui prati in cui chi usciva si trovava sperduto in mezzo all’erba alta, i suoi Gran Premi mai noiosi con quel meteo capriccioso; Paul Ricard l’hanno trasformato in un parco giochi, niente piu' rettilineo delle Henaudiers e curvone in pieno in cui valutare i veri piedoni; Buenos Aires prima l’hanno tagliuzzato ben bene e poi l’hanno eliminato definitivamente; Kyalami, Digione, Donington ha fatto una fugace apparizione, ma lo stesso ce lo ricordiamo un po’ tutti grazie a Senna e al suo primo giro da leggenda; Brands Hatch piange il cuore a vederlo cosi' monco.
Quest'anno ci hanno lasciato il gp del Canada e il gp di Francia, in compenso ci hanno rifilato piste trappola e buone per farci girare le Hot Wheels; prima Budapest, poi Valencia, Sepang, poi Istanbul, Shanghai , Singapore, Abu Dhabi (nella foto in alto)progettate tutte o quasi dall’architetto tedesco – quello di Asterix e Cleopatra tanto per intenderci – che se avesse scelto un’altra professione gliene saremmo stati grati un po’ tutti.
Il Nurburgring ormai e' risaputo, l’hanno stritolato, distrutto, non provando nemmeno a reinventare in qualche modo la pista, d’accordo 24 chilometri non sono proprio pochini, ma non si poteva tenersi qualche pezzo del vecchio circuito?
A Hockenheim hanno fatto la cosa peggiore, ci hanno tolto quei fantastici rettilinei da pelo vero, in mezzo alla foresta, lo hanno ridotto a un parcheggio da supermercato sempre intasato da casalinghe inviperite.
Imola non parliamone, tolto il Tamburello tanto valeva metterci lo sterrato e allora si' che la nuova pista da Rally avrebbe acquistato un senso.
L’Eau Rouge di Spa e' diventata poco piu' di una rampa di garage; prendete una foto di cos’era quella trappola negli anni sessanta; confrontatela con un’immagine di oggi. E allora ci si rende conto su cosa abbia voluto dire veramente correre.
Interlagos non meriterebbe nemmeno di aver conservato il nome: le prima due curve erano da sottosterzo totale, per tutti i giri della gara, la Peralda poi era da pieno e quasi cieca, e in generale c’era da perdere la testa in quel toboga straveloce.
Zandvoort e' sparito dal calendario, fantastico con quei suoi saliscendi e la curva Tarzan che spaccava il cuore a ogni giro; Zeltweg anche, e i sui prati in cui chi usciva si trovava sperduto in mezzo all’erba alta, i suoi Gran Premi mai noiosi con quel meteo capriccioso; Paul Ricard l’hanno trasformato in un parco giochi, niente piu' rettilineo delle Henaudiers e curvone in pieno in cui valutare i veri piedoni; Buenos Aires prima l’hanno tagliuzzato ben bene e poi l’hanno eliminato definitivamente; Kyalami, Digione, Donington ha fatto una fugace apparizione, ma lo stesso ce lo ricordiamo un po’ tutti grazie a Senna e al suo primo giro da leggenda; Brands Hatch piange il cuore a vederlo cosi' monco.
Quest'anno ci hanno lasciato il gp del Canada e il gp di Francia, in compenso ci hanno rifilato piste trappola e buone per farci girare le Hot Wheels; prima Budapest, poi Valencia, Sepang, poi Istanbul, Shanghai , Singapore, Abu Dhabi (nella foto in alto)progettate tutte o quasi dall’architetto tedesco – quello di Asterix e Cleopatra tanto per intenderci – che se avesse scelto un’altra professione gliene saremmo stati grati un po’ tutti.
6 commenti:
Non c'è niente da fare. Quelle belle piste che ci facevano tenere col fiato sospeso oramai non esistono più.
Reyjam.
il tuo blog mi fa impazzire........fai qualcosa....
...che tristezza..
E' drammatico accorgersi che sono rimasti appena 5 circuiti che hanno una storia da raccontare!!
Che si piglino tutte quelle nuove che con quelle vecchie rifacciamo un'altra formula 1.
Ci stanno provando, ma fin quando acomandare ci sono mosley e ecclestone......
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