domenica 26 aprile 2009

TECNICA - Red Bull e Brawn GP, ovvero Adrian Newey e Ross Brawn a confronto

Red Bull e Brawn GP sono le protagoniste di questo inizio di Mondiale 2009, ma il loro non è solo un confronto tra team, bensì tra personalità di tecnici di grande esperienza: Adrian Newey e Ross Brawn

SAKHIR - La recente vittoria di Sebastian Vettel in Cina ha posto temporaneamente la Red Bull come unica seria avversaria della Brawn GP. Il team con base a Milton Keynes ha, infatti, trovato nella RB 5 una monoposto affidabile e veloce, nonostante, ad oggi, non solo non adotti il KERS, ma non sia nemmeno dotata, quantomeno sino al GP di Monte Carlo, del famigerato diffusore che invece caratterizza la BGP 001.

La sfida tecnica tra i due team, o meglio tra le due monoposto, di fatto però sottende un altro confronto diretto, quello tra due tecnici che, seppur ricoprendo ruoli differenti nelle rispettive squadre, rappresentano decisamente il punto di riferimento tecnico e strategico dei due team. Stiamo parlando di Adrian Newey e Ross Brawn, rispettivamente direttore tecnico della Red Bull e team principal della scuderia che porta il suo nome, la Brawn GP.

Si può dire senza timore di smentita che le due monoposto portino il marchio di fabbrica di ognuno dei loro due artefici. Certo è d’uopo precisare che Ross Brawn non è mai stato un progettista nel senso più stretto del termine, ma come direttore tecnico, sia con la Benetton che, successivamente, in Ferrari, la sua visione globale del progetto ha sempre influenzato l’impostazione di base delle monoposto dei suoi team. La semplicità, la funzionalità e la ricerca di un equilibrio sia aerodinamico sia dinamico della vettura, hanno caratterizzato ogni progetto sotto la sua direzione.

La BGP 001 ne è la chiara testimonianza. Focalizzati i punti cruciali, intesi come un’aderenza meccanica considerevole e la capacità di generare carico con il corpo vettura, la BGP 001 rappresenta, proprio per questi motivi, una vettura facile da assettare, da adattare a ciascun tracciato, senza richiedere modifiche appariscenti. Il diffusore è decisamente un elemento importante, ma d’altro canto non l’unico che garantisce competitività. Tutto lo studio, sia aerodinamico sia delle sospensioni, di fatti, va nella direzione sopraccitata, cioè quella del miglior equilibrio possibile.

Adrian Newey, a differenza di Brawn, è un progettista puro, con una particolare sensibilità ed inventiva in campo aerodinamico. Parlare di inventiva può decisamente apparire fuori luogo ed anacronistico, considerando le attuali metodologie progettuali, che si affidano a ricerche in galleria del vento suffragate poi da simulazioni al computer. Ciononostante, la capacità di Newey è stata sempre quella di capire con largo anticipo quale impostazione, a livello di concetto aerodinamico base del progetto, avrebbe rappresentato la chiave di volta per una maggior competitività delle sue monoposto. Anzi, potremmo definirle “miniposto”, per la tendenza del progettista inglese a ridurre al minimo gli ingombri, la sezione frontale delle sue vetture. Un caso tra tutti: quello della March CG 901 del 1991, le cui dimensioni dell’abitacolo erano talmente esigue da imporre ai piloti di inserirsi al posto guida con le gambe poste distese una sopra l’altra.

La Red Bull RB5 colpisce sia per una sezione frontale ridottissima, così come per l’altezza minima delle fiancate verso la parte posteriore. Accanto l’adozione di leve molto lunghe per i triangoli inferiori della sospensione anteriore, che garantiscono una elevato recupero di camber, in pratica, rapidità nei cambi di direzione. Newey sembra esser riuscito, di fatto, ad inserire in questa monoposto tutti gli elementi che erano stati caratterizzanti per la competitività delle vetture vincenti da lui progettate in passato.

Brawn e Newey sembrano dunque essere personalmente incisivi, anzi addirittura fondamentali, nel bilancio prestazionale delle due monoposto. Un fatto che negli anni ’80 non avrebbe stupito, ma che ora sembra quasi essere anacronistico, considerando quasi irrilevante il “peso specifico” di un singolo tecnico. Nell’attuale realtà iper-specializzata, forse, si era sottovalutata l’importanza di una visione globale del progetto di una monoposto. Una visione che soprattutto per chi ha grande esperienza, proprio nel caso di grandi cambiamenti regolamentari, consente ancora di capire e correggere gli errori, senza affidarsi solo ai numeri forniti dai computer. Forse si sta ritornando, o nella verità non ci si era mai davvero allontanati, ad una Formula 1 in cui, i nomi contano. Mai come in questi due casi, la fama risulta del tutto meritata.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ma che ti succede? mutismo e rassegnazione?
ma smettila hai piu 40 anni goditi la vita...