Una storia di altri tempi, una storia di un pilota straordinario che nonostante la grande popolarita', le vittorie, i trionfi, la fama, la ricchezza mantenne sempre un legame fortissimo con la sua terra... la Scozia... e la semplicita' di agricoltore, qual era, ma era anche lo Scozzese Volante...
Vinse moltissimo: due titoli mondiali '63 e '65, 25 gran premi con 33 pole poistion; trionfo' e fu il primo europeo a farlo nella 500 miglia di Indianapolis; domino' con la Lotus numero 82 rispondendo cosi' allo scetticismo statunitense.
Quello che colpiva maggiormente di Clark era l'intelligenza della sua guida, della sua tattica di corsa, la calma, la tranquillita' di un sorriso spontaneo, simpatico, disponibile con tutti... certo erano altri tempi e la formula 1 piu' che un circo era un circolo, un club, ristretto di amici, dove oltre ai soldi per correre esisteva anche la dote naturale e per correre si chiedeva anche il permesso ai genitori e cosi' avvenne anche per Clark. Reg Pernell dell'Aston Martin per farlo esordire in formula 1 dovette andare alla fattoria dei Clark, nel Berwickshire, sotto Edimburgo, affinche' il giovane 23enne di Kilmany potesse girare il mondo con le monoposto. Alla domanda, puo' vincere?, rispose diventera' campione del mondo. Ebbe il permesso.
La macchina pero', per questioni finanziarie' arrivo' dalla Lotus e da un certo Colin Chapman... il Ferrari d'Inghilterra. Nel 1960 nacque cosi', al Gran Premio d'Olanda a Zandvoort, il mitico binomio.
Trovo' il posto fisso nella verde Lotus dopo il successivo Gran Premio del Belgio, infatti Alan Stacey pilota ufficiale fu colpito in pieno viso da uccello mentre percorreva un rettilineo a 280 all'ora.
E la morte segno' la sua esistenza come nel '61, a Monza, urto' la Ferrari di Von Trips che volo' tra la gente: 14 morti. Vicino al corpo di Von Trips un disperato Jim Clark. Quella tragica giornata si cancello' dalla memoria del pubblico grazie alla prestazione di Clark nel 1967. Al comando per gran parte del Gran Premio d'Italia, e' costretto ai box per una foratura, rientra, recupera un giro e ritorna in testa, quando vede il traguardo finisce la benzina e chiude terzo. Per tutti e' il vincitore.
La guida precisa, la classe e la determinazione sorretta da una quiete interiore lo fanno sembrare intoccabile. Ma Jim Clark non fece i conti con il destino... muore ad Hockenheim, in formula 2: la sua Lotus fini' fuori strada, incredibilmente in rettilineo, Clark mori' sul colpo. Nessuno vide niente... quel che e' certo che qualcosa accadde alla macchina e che questa sfuggi' di mano al suo pilota.
Quel che e' certo e' che al sesto giro sul circuito tedesco di Hockenheim il 7 aprile del 1968 Jim Clark non passo' piu'.
Aveva 32 anni. Sono passati quarant'anni e la sua storia e' diventata leggenda, la leggenda dello scozzese volante...